“Così come il seme conteneva potenzialmente e implicitamente il fiore; alla stessa stregua, il frutto è la modalità attuata ed esplicita del fiore, il quale, da parte sua, contiene il seme; in una circolarità perenne, che è l’essenza stessa del ciclo generativo e creatore dell’Universo.
Va evidenziato che, nelle Culture che hanno concepito questi simboli, in ogni generazione, in ogni ciclo “seme-fiore-frutto”, non v’è mai la ripetizione dell’identico; bensì la creazione di nuove e diverse forme e nuovi e diversi esseri. In altri termini, non c’è mai stata né mai vi sarà una mela, o una creatura d’altro genere, uguale a un’altra. Così, le forme trapassano le une nelle altre, nell’inarrestabile corrente del tempo, pur rimanendo identiche nella loro essenza archetipa.
Le tredici sfere racchiuse nei due cerchi esterni, dodici più uno centrale, evocano innumerevoli rimandi sapienziali; ove il cerchio centrale rappresenta l’asse del mondo, ma anche il Buddhi indiano, o il Logos greco.
Il “Frutto” è un portale che apre a diverse dimensioni: è stato usato come supporto per operazioni magiche; come base per la meditazione e la preghiera; come amuleto capace di canalizzare potenze cosmiche protettive, ecc… A livello apicale, questo “frutto” è identico a quello della vita eterna, l’immortalità.
Sotto altro aspetto, seme, fiore e frutto, sono anticipazioni dinamiche del simbolo che trova compimento nell’elemento supremo della geometria sacra: il Cubo Di Metatron, che rappresenta, metafisicamente, ciò che Seme, Fiore, e Frutto della vita sono cosmologicamente.
Come già nella rivisitazione alle tre fasi della vita, Giada Zammitti arreca il contributo cromatico, perfettamente adeguato, del rosso del giallo e del blu, la cui valenza simbolica è stata già descritta.
Concludendo, questo cosmogramma si presta da potente supporto e integrazione meditativa ai due precedenti.”